Colpisce il 10% degli adolescenti ed è considerata la patologia da sovra utilizzo più comune in assoluto nei giovani tra i 12 ed i 16 anni. Per quanto abbia nella stragrande maggioranza dei casi una prognosi positiva, può incidere marcatamente sulla vita dei giovani sportivi. Il Morbo di Osgood – Schlatter presenta dei sintomi ed una storia facilmente riconoscibili, i suoi rimedi però non sono altrettanto scontati.

In tanti casi ti verrà detto dal medico di riferimento di “saltare l’anno”: nel senso di astenersi per un anno dagli sport ed il problema passerà. Seppure il riposo, nelle primissime fasi, è fondamentale per il recupero, in seguito potrebbe diventare deleterio e creare danni ben più importanti per la vita sportiva dell’adolescente.

Se tuo figlio ne soffre, o qualcuno di tua conoscenza, oppure sei un allenatore di giovani ragazzi e ragazze, prosegui nella lettura per essere aggiornato sulla miglior gestione attualmente riconosciuta del morbo di Osgood – Schlatter.

Cos’è il morbo di Osgood – Schlatter? Perché avviene e quali sono i sintomi

Il morbo di Osgood – Schlatter è un’infiammazione che colpisce il ginocchio, precisamente la zona di una sporgenza ossea della tibia di nome tuberosità tibiale. Può essere nota anche come apofisite del tubercolo tibiale.

Il meccanismo con cui accade non è complicato, ma prima ci vuole un piccolo focus sull’anatomia del ginocchio.

 

 

Il muscolo quadricipite, il quale è ampiamente sollecitato nella maggior parte degli sport di movimento (quelli che piacciono maggiormente agli adolescenti), si aggancia tramite la rotula ed il tendine rotuleo proprio su questa protuberanza, la tuberosità tibiale. Questo è vero in tutte le persone, ma allora perché il morbo di Osgood – Schlatter colpisce soltanto i giovanissimi? La risposta è semplice: il loro scheletro, le loro ossa, si stanno ancora consolidando. Mentre in un adulto l’osso è duro ed ha finito di crescere (anche se rimane sempre modificabile in un lieve grado), nel giovane è molto più malleabile, in quanto si sta formando e modificando la propria struttura.

Il morbo di Osgood – Schlatter, quindi, avviene a causa delle continue tensioni da parte del muscolo quadricipite sulla tuberosità tibiale, infiammandola di conseguenza. Non è un’infiammazione che svanisce rapidamente: spesso compromette l’attività sportiva del giovane, a volte ne causa l’abbandono completo.

Non è raro che questo morbo porti addirittura ad una modificazione strutturale importante, spostando letteralmente la tuberosità tibiale. Nei peggiori casi ne causa addirittura il distacco completo.

Hai mai notato, tra gli adulti, qualcuno con un bel bozzo appena sotto la rotula? È molto probabile che quella persona abbia sofferto di questa infiammazione da giovane e che quell’area si sia ispessita.

Sintomi ed incidenza

Il morbo di Osgood – Schlatter colpisce il 10% degli adolescenti, soprattutto i ragazzi tra i 12 ed i 15 anni e le ragazze tra gli 8 e i 12.

L’infiammazione della tuberosità tibiale, dovuta alle continue trazioni muscolari, causa un ingrossamento ed un ispessimento della tuberosità, sudorazione e dolore. Il dolore viene aggravato soprattutto dalle attività che sforzano il quadricipite come correre, saltare, atterrare.

Il morbo di Osgood – Schlatter è stato spesso considerato come una condizione limitante che dura solo 1 – 2 anni, ma la ricerca ha dimostrato che i sintomi possono protrarsi anche oltre. Infatti, giovani adulti che hanno avuto questa problematica riferiscono mediamente più problemi con l’attività sportiva rispetto a chi non l’ha avuta.

In ogni caso c’è da mettersi purtroppo l’anima in pace: è probabile che questa problematica duri fino a 2 anni.

Per fortuna, c’è molto che si possa fare per la sua corretta gestione.

 

Prevenzione: è possibile?

Prevedere il morbo di Osgood – Schlatter ed evitarlo sarebbe bellissimo, ma non è facile e non è detto che semplicemente venga spostato il problema più avanti. Diciamo però che ci sono dei segnali che è utile prendere in considerazione. Principalmente se il soggetto rientra nelle categorie (maschio tra i 12 ed i 15, femmina tra gli 8 e i 12) e pratica uno sport che prevede massivamente corsa, salti, ed atterraggi allora potrebbe essere bisogna stare in guardia. Alla comparsa dei primi sintomi, ancora leggeri e gestibili, di dolore ad una o entrambe le ginocchia, si potrebbe concordare insieme al medico di effettuare una lastra ma soprattutto una ecografia: un medico ecografista esperto è in grado di rilevare, sulla cartilagine che costituisce la tuberosità tibiale, un’anomalia tipica prodotta dal morbo di Osgood Schlatter in fase d’insorgenza.

Modificare in tempo l’intensità dell’attività fisica del soggetto potrebbe essere un’ottima strategia per evitare che sia troppo tardi.

Terapia e gestione

Arrivo subito al punto: il morbo di Osgood – Schlatter necessita, per un recupero ottimale, un percorso ben seguito da un fisioterapista. Non è una di quelle problematiche che, con qualche indicazione iniziale, svaniscono magicamente.

L’educazione e la programmazione sono molto importanti, e qui di seguito troverai tutte le informazioni che contano e ciò che, gli studi più recenti e specifici su questo problema, suggeriscono.

Se conosci questo blog, avrai anche visto che ogni articolo che trovi all’interno presenta quasi sempre degli esercizi o delle strategie per la gestione del problema in autonomia. Per il morbo di Osgood – Schlatter non lo faremo, volutamente, perchè lo consideriamo una patologia che necessita un programma cucito su misura per la persona, con continue modificazioni anche in base alla risposta alla terapia. In ogni caso, le informazioni contenute qui sono già una parte importantissima del programma, cioè informarti nel miglior modo possibile riguardo a questa particolare condizione.

Il tempo è un fattore importantissimo, quindi non pensare di saltare troppo le tappe perché si potrebbe soltanto trascinare più in là la situazione.

Se ben gestito, circa 3 ragazzi su 20 riescono a tornare allo sport dopo soli 3 mesi.

Dopo 6 mesi invece si ha una netta inversione di marcia e circa 2 ragazzi su 3 riescono a tornare allo sport.

È importante però specificare che dopo 2 anni, il 40% dei partecipanti allo studio preso in esame lamentavano ancora alcuni fastidi. La cosa è molto soggettiva sia in base alla persona sia in base alla tipologia di sport e l’intensità praticata.

Programmazione

Le prime 12 settimane sono spesso le più importanti per una riduzione importante del dolore ed aumento della funzionalità. È sempre necessaria una stretta collaborazione tra terapista, genitori e paziente, in quanto il programma dev’essere flessibile ed adattato.

Fase 1 (le prime 4 settimane)

Le prime 4 settimane prevedono una drastica riduzione di tutte le attività sportive ed un’astensione totale di tutte le attività che creano dolore. Da notare bene che non bisogna relegare il giovane in cameretta: se sta giocando tranquillo con gli amici, oppure praticando un altro sport che non gli provoca alcun dolore, si può lasciare liberissimo di farlo. Solo è importante verificare che sia davvero onesto ed educarlo sui rischi di esagerare in questa fase.

Fase 2 (dalla settimana 5 alla 12)

Questa è una fase cruciale ed è molto indicato che venga seguita da un professionista.

Il giovane può e deve riprendere a sollecitare la muscolatura del ginocchio affetto dal morbo di Osgood – Schlatter.

Gli esercizi utilizzati non è necessario che siano molti e troppo complessi. Inoltre, anche un programma di allenamento svolto a casa è sufficiente, senza l’obbligo di frequentare una clinica od una palestra.

Tutto verrà svolto in funzione del dolore, cosa che non sempre va fatta in altre problematiche (ti consiglio di leggere gli articoli sul tema “dolore” che trovi nel sito).

Bisogna prendere in considerazione esercizi che sollecitino il ginocchio su più fronti, ed anche l’articolazione dell’anca.

Sono sufficienti 4 movimenti:

  • Affondi (prima posteriori, e poi anteriori)
  • Squat (a corpo libero oppure alzarsi e sedersi da un appoggio progressivamente più basso)
  • Ponti (sollevare il sedere partendo da supino con ginocchia piegate)
  • Estensioni del ginocchio (prima libere, poi con un carico)

Inizialmente si effettuano gli esercizi in contrazione isometrica (tengo fermo, senza movimento), poi, compatibilmente col dolore, si prosegue verso una modalità isotonica.

In quanto si va incontro spesso ad una rigidità dei muscoli intorno al ginocchio, anche uno stretching medio/blando è sempre utile da integrare alle sessioni terapeutiche, anche se ricopre un ruolo più marginale rispetto agli esercizi descritti in precedenza.

Riposo totale?

Ritengo doveroso porre di nuovo l’attenzione su questo concetto.

Il riposo totale, insieme a stretching blando ed applicazione di ghiaccio senza nessun tipo di rinforzo muscolare va evitato a tutti i costi. Debolezza, atrofia, mancanza di forza portano inevitabilmente ad un grande allungamento del tempo necessario ad un ritorno allo sport.

Conclusioni

Spero che questo articolo ti abbia chiarito le idee su quali siano i sintomi, la terapia, e la gestione del morbo di Osgood – Schlatter. È una condizione molto frequente (10% degli adolescenti è un gran numero), perciò è bene conoscerla.

Riassumendo:

  • Il morbo di Osgood – Schlatter è un’infiammazione nella zona dell’apofisi tibiale, dove si aggancia il tendine rotuleo.
  • Colpisce soprattutto i giovani sportivi. Maggiormente tra i 12 e i 15 anni per i maschi e tra gli 8 e 12 anni per le femmine.
  • Può durare tranquillamente anche 2 anni e oltre, dando comunque limitazioni di lieve o media entità anche molto più in là nel tempo.
  • Il riposo totale unito al ghiaccio non è assolutamente una buona strategia, il rischio di incorrere in debolezza e atrofia aumenta notevolmente così come il tempo prima di riuscire a tornare allo sport.
  • La prima fase prevede un drastico calo dell’attività fisica, in seguito è importante sollecitare i muscoli del ginocchio e dell’anca gradualmente e in rispetto del dolore.
  • È ottimale una stretta collaborazione tra genitori, paziente e terapista (se si può anche con l’allenatore).

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Riferimenti

https://chiromt.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12998-018-0209-8
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24622506/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/4025675/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32284945/

Antongiulio Vernacchio

Fisioterapista, fondatore di Fisioditestesso.com

 

Idrokinesiterapista, operatore certificato Rieducazione Posturale Globale, operatore certificato in Strain Counterstrain – tecnica Jones.

Personal trainer, certificazione TRX.

Da sempre appassionato di movimento a corpo libero, in tutte le sue forme, cercando il divertimento.

Seguo persone di ogni età e con le più svariate patologie cercando di accompagnarle ad una miglior comprensione della propria condizione, del proprio dolore, e per dargli gli strumenti giusti per cambiare in meglio.

Contatti: info@fisioditestesso.com

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