Molti degli articoli su questo blog parlano di come poter comprendere meglio il proprio dolore.

Questo perché, anche nelle sedute reali con i miei pazienti, questo discorso è un punto cardine della terapia e va sempre affrontato.

Non avere comprensione o, ancora peggio, avere false credenze (spesso mooolto fuorvianti) sul dolore che si sta provando gioca sempre contro di noi e sul nostro obiettivo di stare meglio, o di risolvere un problema di qualsivoglia natura.

Saperne di più sul perché abbiamo determinate sensazioni negative è molto più importante che avere semplicemente una lista di esercizi che potrebbero andare bene per la propria patologia, ecco perché ne parliamo così tanto su questo sito.

Ti assicuro che le prossime 3 nozioni che imparerai da questo articolo ti saranno utili per sempre se le farai tue.

Anzi, esagero: se hai un dolore fisico qualunque (di natura muscolo-scheletrica) potrei anche dirti che sapere queste cose te lo farà diminuire.

Come sempre, non lo dico io ma mi faccio portatore di ciò che si è definito da validi studi recenti, e che anche la mia esperienza come fisioterapista ti può tranquillamente confermare.

Se sei curioso di sapere quali sono questi 3 messaggi fondamentali per cambiare il tuo dolore allora non ti rimane altro che continuare a leggere!

3 messaggi chiave per migliorare i tuoi dolori

In questo recente studio preso in esame sono state intervistate 119 persone, le quali soffrivano di un dolore persistente da almeno 3 mesi. Queste persone hanno seguito fino a 6 sessioni di terapia e, in secondo luogo, dalle 2 alle 8 sessioni da remoto. Tutti i trattamenti sono stati incentrati sulla comprensione dei propri sintomi,  sulla riconcettualizzazione del loro dolore e sul correggere alcune credenze errate a riguardo di esso.

In seguito hanno compilato un questionario in cui dovevano indicare quelli che secondo loro erano stati i messaggi più utili ed importanti per loro.

Ah, non ti ho detto che di quelle 119 persone soltanto 19 non hanno avuto miglioramento, nonostante le sessioni fossero incentrate sull’educazione al proprio dolore e non su manovre passive o esercizi.

Questo già dovrebbe incuriosirti su quanto la tua comprensione del dolore che ti affligge può essere d’aiuto in maniera molto più pratica di quanto si creda.

Partiamo coi messaggi più importanti!

 

1 – Dolore e Lesione non sono sinonimi

 

 

Questo messaggio quasi sempre ha impatto molto forte sulle persone. La cosa più naturale che venga da pensare nel momento in cui si prova dolore è che a tutti gli effetti ci sia una qualsivoglia lesione da qualche parte. Giusto, no? Qualcosa è fuori posto, qualcosa si è “sfilacciato”, c’è un’articolazione infiammata o…potrebbero essere infiniti gli esempi.

Bene, lascia che ti dica che nella maggior parte dei casi non c’è assolutamente nessun problema.

Sono serio, non c’è nessuna lesione, nessuna contrattura, nessuno strappo.

Chiaramente se c’è stato un trauma diretto pochi giorni fa il discorso cambia, ma qui parliamo soprattutto di quei dolori persistenti che durano da tempo.

Magari all’inizio il danno c’è stato veramente ma ormai il tempo necessario per la sua guarigione è ampiamente passato.

Ormai si sprecano gli studi in cui vengono comparate le risonanze magnetiche di chi ha dei sintomi dolorosi e di chi non ha assolutamente nulla e….sono assolutamente sovrapponibili.

Per farti un esempio: 100 persone hanno male al ginocchio, 100 persone non hanno male al ginocchio, viene fatta a tutti una risonanza e si scopre che entrambi i gruppi hanno la stessa percentuale di lesioni ai legamenti, alla cartilagine e alle altre strutture del ginocchio.

Guarda ad esempio questa esaustiva immagine sottostante: in queste migliaia di persone sottoposte a risonanza magnetica sono state trovate delle vere lesioni, ciononostante non riportavano assolutamente nessun sintomo.

 

 

 

 

Questo dovrebbe farti riflettere molto. È anche il vero rischio di fare esami diagnostici, senza un vero motivo clinico, alla caccia del colpevole del tuo dolore: potresti semplicemente incolpare un innocente che era lì chissà da quanto tempo a farsi gli affari suoi.

Quindi, perché provo dolore?

Lascia che ti spieghi una cosa importante: siamo ben lontani dall’aver capito tutto dei meccanismi del dolore. È un concetto costantemente preso in esame dalla comunità scientifica. La sua definizione più recente da parte dello IASP (international association for the study of pain) lo descrive come “una reattività incrementata dei neuroni nocicettivi rispetto alla loro normale attivazione in seguito ad uno stimolo sotto la soglia del dolore”.

Ammazza, ma che vor dì? In soldoni, i tuoi neuroni deputati a mandare un segnale al cervello che gli dica “hey, qui c’è una minaccia!” sono più reattivi del normale.

Il punto è che questo segnale poi viene elaborato dal tuo cervello, il quale poi ti farà provare dolore. Ma questo dolore è estremamente soggettivo: il cervello di ogni persona può elaborare diversamente lo stimolo ricevuto.

“Il dolore non è un sistema di rilevamento di lesioni interne, bensì un meccanismo di allarme in risposta a delle minacce.”

Ma cos’è una minaccia? Bè, intanto ti dico che una minaccia per te magari non lo è per me, oppure sono due livelli di minaccia diversi.

Quindi no, non tutti proviamo gli stessi dolori allo stesso modo e per gli stessi motivi. Il nostro dolore è ampiamente influenzabile, e qui ci colleghiamo al prossimo messaggio chiave.

Trovi in quest’altro articolo alcune metafore semplici per farti capire con più facilità il dolore.

2 – Pensieri, esperienze, emozioni

 

Gianni è un violinista di alto livello. Pina, invece, è una signora in pensione che ha come unico pensiero quello di curare i suoi gatti. È una domenica pomeriggio e ciascuno, a casa propria, decide di appendere un bel quadretto alla parete. Un momento di distrazione e bam, entrambi si danno una martellata bella forte sull’indice della mano sinistra.

Pina impreca un attimino, ma dopo un po’ di ghiaccio e una fasciatura quasi non ci fa più caso.

Gianni è destrimane e utilizza la mano sinistra per premere sulle corde del violino. È totalmente disperato mentre pensa al concerto che avrebbe dovuto sostenere due giorni dopo. Non solo prova un dolore fortissimo ma è nella confusione più totale.

Questa è una delle tante storie nelle quali converrai anche tu che il dolore provato da due persone, in seguito ad un infortunio identico, possa essere completamente diverso.

Come dicevo nel paragrafo precedente, il dolore è una sensazione che viene elaborata dal cervello e naturalmente tutti noi abbiamo un cervello diverso. O meglio, il nostro cervello è decisamente molto simile ma il nostro vissuto, il contesto in cui siamo cresciuti, il nostro presente possono essere incredibilmente diversi (in questo articolo puoi capire meglio gli “ingredienti” del dolore).

Ecco il secondo messaggio importantissimo: il tuo dolore viene ampiamente influenzato dai tuoi pensieri, dalle tue esperienze, dalle tue credenze, dalle tue emozioni.

Riflettiamo:

Pensare che quel mal di schiena non passerà mai influisce sul tuo mal di schiena.

Il fatto che tu abbia subito un infortunio alla spalla in passato potrebbe tener molto accesa l’allerta verso la spalla stessa, e sarà anche più facile che ti darà dolore in futuro.

Credere che la tua postura sia storta e che finché non sarà dritta continuerai a provare dolore sicuramente non aiuterà a fartelo passare.

Essere costantemente in ansia, sotto pressione, sotto stress lavorativo può crearti dolore oppure molto facilmente renderti peggiori dolori già esistenti.

Questo è il motivo per il quale, durante le sessioni di trattamento, una buona parte del mio lavoro consiste nel capire a fondo cosa pensa la persona riguardo alla propria condizione, perché senza chiarezza riguardo ai pensieri o alle credenze errate il trattamento potrebbe essere totalmente inefficace.

Ora potrai pensare “Bene Antongiulio, mi hai raccontato un sacco di cose utili, per carità, ma c’è qualcosa che posso fare per modificare questo groviglio che è il mio dolore?”

Certo, il terzo messaggio è un’ottima notizia e fondamentalmente riassume gran parte del nostro lavoro come fisioterapisti.

3 – Posso allenarlo!

Quindi, fin qui abbiamo visto che provare dolore non significa avere una lesione. Bene. Poi abbiamo visto che il dolore è ampiamente influenzabile dal vissuto e dalle credenze della persona che lo sta sperimentando. Ottimo…ora che faccio?

Come dicevo prima, non devi vedere il tuo dolore come un sistema di rilevamento di danni interni, ma più come un meccanismo di allarme  in risposta a delle minacce.

Il punto è che questo meccanismo di allarme, nel caso di dolore persistente, è diventato iperprotettivo! Quindi mi fa provare decisamente più dolore del necessario, anche se la minaccia per cui si acceso si è ridotta o addirittura è scomparsa.

La buonissima notizia è che posso allenare nuovamente il mio sistema iperprotettivo e farlo tornare normale.

Come? Te lo dico subito!

Esposizione graduale ai sintomi

Potremmo vederla molto filosoficamente e fare un paragone con le proprie paure e le proprie ossessioni: più cerchi di fuggire da esse, più grandi diventeranno. Prima le affronti, prima te ne libererai.

Col dolore persistente sicuramente troviamo una similitudine, scappare del tutto da esso non farà altro che dargli forza.

Ti ricordi? Il problema è un sistema di allarma iperprotettivo che, come una mamma troppo ansiosa, cerca di proteggerti da una minaccia che c’è forse stata e probabilmente si è ridotta del tutto o addirittura non c’è più.

Quindi da cosa dovremmo fuggire? Esatto, da un bel niente.

Veniamo ad un concetto chiave della fisioterapia in generale:

Stai leggendo questo articolo e ti assicuro che le informazioni all’interno sono parte integrante di sessioni reali di di trattamento. Però di solo teoria non si vive. La tua parte razionale ha capito felicemente che non deve troppo preoccuparsi di avere danni interni, ha capito che è tutto molto influenzabile e, in un certo senso, complesso. Il tuo sistema nervoso centrale invece no, ancora non lo ha capito. Non glielo puoi spiegare a parole, glielo devi far sentire.

Puoi dirglielo quante volte vuoi che non c’è nulla di sbagliato, puoi scriverlo sui muri se vuoi, ma se il tuo sistema è convinto che mettendo il peso sulla gamba destra mentre sali su un gradino avrai dolore al ginocchio allora continuerà a crederlo. È come San Tommaso, se non vede non crede.

Ecco che entra in gioco il movimento, e l’esperienza del movimento. La base neurofisiologica di quello che noi fisioterapisti chiamiamo esercizio terapeutico.

Il modo più importante ed efficace per allenare il mio sistema del dolore a non essere più così acceso è tramite l’esposizione graduale ai sintomi. Cioè? Andando proprio ad eseguire, gradualmente (parola chiave!), quel o quei movimenti che risultano dolorosi, in maniera volontaria.

Ti faccio un esempio…

Ho dolore forte alla spalla quando, da in piedi, la sollevo oltre la testa.
Noto però che facendo lo stesso movimento da sdraiato non ho dolore. Bene, il movimento è lo stesso ma il carico di lavoro in quella posizione è molto più leggero. Riprendo così fiducia in quel movimento, e nella mia spalla.

Mi accorgo che da in piedi, nel giro di qualche giorno, inizia a fare meno male. Ora posso allenarmi, gradualmente, proprio in quel movimento che prima era impossibile, tenendo il dolore in una soglia accettabile (Come descritto in quest’altro articolo)

Questo è un primo accenno a quella che può essere un’esposizione graduale ed intelligente ai sintomi. Li stiamo aggirando, stiamo un po’ fregando la nostra mamma ansiosa in modo tale che ci lasci un po’ più di libertà. E credimi, non è successa nessuna magia dentro di te, ai tuoi tendini o legamenti o ai tuoi muscoli, semplicemente l’effetto principale è dato da un abbassamento dell’allerta del tuo sistema nervoso verso quello specifico movimento.

Altri modi per riallenare il mio sistema del dolore?

 

 

Sì, ci sono. E indovina? Prevedono tutti il movimento da parte tua.

La cosa più ardua da capire è: quanto? Cioè, devi camminare mezz’ora al giorno o devi fare 3 sessioni di sollevamento pesi a settimana?

Entrambe queste attività possono aiutarti enormemente nello stare meglio, ma la parte difficile è capire se possano essere la scelta migliore per te.

Ognuno ha un punto di partenza diverso, una storia diversa, e delle capacità diverse in questo momento. Rientra nel mio lavoro quello di essere più specifico possibile nel prescrivere esercizi per la persona che ho davanti (e non è per nulla banale).

Quello che ti posso dire a priori è che un aspetto importantissimo di qualunque attività dovessi scegliere per muoverti di più è che…ti deve piacere.

Il movimento migliore, lo sport migliore che tu possa fare, è quello che fai con costanza. Se è per te un enorme sacrificio, prima o poi mollerai.

Conclusioni

Siamo giunti alla fine e sono sicuro che tu possa ora avere un’idea almeno leggermente diversa sul tuo dolore. Ribadisco che in questo articolo stiamo parlando di dolore persistente, cioè di sintomi che siano presenti da almeno 6 settimane (senza essere troppi fiscali).

Nel caso, appunto di dolore persistente, bisogna ricordare bene che il nostro sistema è probabilmente diventato iperprotettivo!

Abbiamo imparato 3 messaggi fondamentali per cambiarlo e capirlo meglio:

  1. Avere dolore non significa che il corpo sia danneggiato.
  2. I pensieri, le credenze, il tuo vissuto e emozioni influenzano il dolore.
  3. Posso riallenare il mio sistema di dolore iperprotettivo.

Che ne pensi? Ti sono state utili queste informazioni?

Scrivilo nei commenti e…se ti è stato utile questo articolo, condividilo!

Riferimenti

https://journals.lww.com/pain/Abstract/2021/10000/What_do_patients_value_learning_about_pain__A.12.aspx
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30831273/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33579691/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30178503/

Antongiulio Vernacchio

Fisioterapista, fondatore di Fisioditestesso.com

 

Idrokinesiterapista, operatore certificato Rieducazione Posturale Globale, operatore certificato in Strain Counterstrain – tecnica Jones.

Personal trainer, certificazione TRX.

Da sempre appassionato di movimento a corpo libero, in tutte le sue forme, cercando il divertimento.

Seguo persone di ogni età e con le più svariate patologie cercando di accompagnarle ad una miglior comprensione della propria condizione, del proprio dolore, e per dargli gli strumenti giusti per cambiare in meglio.

Contatti: info@fisioditestesso.com

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